Differenza tra coaching e terapia

Molti confondono il training che si fa con un coach con il lavoro degli psicoterapeutici. Sono due mondi completamente differenti, ma non per forza uno esclude l’altro.

Anzi sono due percorsi integrati e integrabili. La terapia ha una potenza curativa sicuramente molto importante, il coaching lavora più sui comportamenti.

Quando si va da un trainer o da un coach si va da un allenatore, non da un medico o terapeuta, quindi nel caso nelle sessioni di coaching dovessero sorgere delle problematiche più profonde, che devono essere gestite da una figura in possesso di determinate competenze, come un analista piuttosto che da uno psicologo, si crea un’integrazione sinergica che può fare solo del bene.

Il coaching in questo senso funziona come un vero e proprio allenamento ai comportamenti, non è una cura. Per questo una cosa non esclude l’altra, assolutamente, anzi spesso una è consequenziale all’altra e durante le sessioni, come già accennato, viene a galla il bisogno di un intervento specializzato da parte di una figura in possesso delle competenze e degli strumenti per iniziare una terapia.

Anzi quando succede sono io il primo a consigliare un percorso di questo tipo, per integrare il coaching con la terapia nel caso emergano dei comportamenti disfunzionali che necessitano di un percorso diverso.

Il mio lavoro è quello di far ragionare, percepire e sentire una serie di comportamenti, relazioni e distonie tra ciò che uno pensa e fa, per ritrovare il corretto modo di disegnare la propria vita.

Se vengono riscontrati degli impedimenti è giusto che la persona in questione faccia anche un percorso di terapia, o di qualsiasi altra soluzione sia complementare al raggiungimento del suo obiettivo.

Nella mia esperienza i casi come questi non sono pochi, potrei individuare un buon 30%, che non è un numero così enorme, ma nemmeno insignificante.

Purtroppo abitiamo in un mondo in cui si tende a considerare qualsiasi difficoltà della vita una malattia, quando invece a volte può capitare che il problema sia meno grave di quanto si dipinge. È proprio in questo contesto che un coach è veramente d’aiuto e può aiutarti a focalizzarti sulle risorse e a mettere in pratica in maniera mirata e positiva laddove non sia necessario un intervento più importante.

C’è anche da dire che, a causa della mentalità, per alcuni è difficile rivolgersi a psicoterapeuti o analisti, perché sarebbe come ammettere di essere malati.

È proprio il concetto di malattia a essere limitante in questo senso e a incidere sulla scelta delle persone di indagare dentro sé, cosa che invece per chi si rivolge a una figura come la mia, a quella di un coach, non subisce.

Lavorando con me non ci si sente dei “pazienti” e in questo modo si apre una nuova porta d’accesso verso sé stessi.

È ironico pensare che a volte è così semplice trascurarsi da un punto di vista emotivo. Io solitamente faccio un parallelismo con l’informatica in questi casi, perché ciò che succede nella mente è molto simile a quello che succede in un computer. Se nel sistema operativo entra un virus, rischia di frammentarlo e rovinarlo, per questo è importante installare un antivirus e tutti noi lo facciamo.

Ma quando è la mente che si frammenta, perché si fatica così tanto a intervenire?

Il nostro antivirus in questo caso consiste nel “ridurre i giri della mente”, canalizzando le energie in una maniera positiva e non dispersiva.

Troppo spesso infatti ci si affida alle proprie capacità di resilienza, per poi accorgersi dei problemi quando è già troppo tardi e il virus ormai ha infettato il sistema operativo. Sono quelli i momenti in cui ci si sente stanchi, deboli, troppo debilitati per reagire, perché fondamentalmente si ha accumulato troppo stress, e si finisce per peggiorare la situazione.

Quando si ha un problema non basta confidarsi con l’amico del bar, o in una chat su facebook, che può anche fare bene, perché sicuramente è meglio che tenersi tutto dentro, ma affidarsi a specialisti che hanno gli strumenti per aiutarti a trovare veramente la soluzione stai cercando ha sicuramente risultati più incisivi.

Un consiglio spassionato in questo caso è quello comunque di non affidarsi a dei tuttologi, soprattutto quando ci si rivolge a un coach e non un analista, ma di cercare qualcuno che sappia specificamente quello di cui si sta parlando e che accompagni in “posti della mente” dove anch’egli è già stato in prima persona.

Solo questo tipo di professionista può dare un vero contributo, che abbia un senso, altrimenti il rischio di fare ulteriori danni è molto alto.

Io stesso mi pongo dei limiti, oltre i quali non mi spingo, perché non sono di mia competenza, posso sicuramente aiutare chi si rivolge a me nella relazione con se stesso e con gli altri, io non lavoro su ambiti in cui non sono preparato.

Cristiano Paolini

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